martedì 9 gennaio 2018

Gatti e cambiamento climatico



Premessa al testo: il “Conservatore” ci tiene e precisare che quanto segue è volutamente ironico e provocatorio. Nulla di quanto scritto corrisponde ai principi etici e morali del medesimo.



L’argomento cambiamento climatico è di estrema attualità ma, soprattutto di considerevole importanza e gravità.

Come già espresso in un precedente post, il “Conservatore” non può definirsi un esperto della materia, ma un semplice osservatore e, poiché le sue conoscenza sono legate alle scienze agrarie e naturalistiche, si ritiene un testimone privilegiato.

Sulla materia cambiamenti climatici e riscaldamento climatico, in particolare, molti scrivono, argomentano e discutono, le loro tesi, chi a favore e chi contro.

A livello mondiale si sono tenuti e si tengono, ripetuti incontri tra i principali paesi industrializzati, finalizzati a contenere o ridurre le attività che possono contribuire al cosiddetto “riscaldamento globale” (pensiamo al protocollo di Kyoto).

Nella controversia, si inseriscono anche quelli che il “Conservatore” definisce gli opportunisti, ossia, le categorie che dalle disgrazie altrui ottengono un beneficio, ovvero gli attendisti che si limitano ad aspettare per vedere cosa succederà, oppure beneficiari involontari e casuali, come i gatti.

Nelle specifico, si legge che la Russia non è molto intenzionata ad applicare misure per ridurre il riscaldamento globale perché questo permetterebbe alla stessa di rendere coltivabili le terre della Siberia che, libere dai ghiacci potrebbero diventare produttive.

Ai russi bisognerebbe ricordare però che il riscaldamento globale ha iniziato a produrre quelle che vengono definite le porte dell’inferno



Dopo questo pippone, qualcuno si chiederà cosa centrino i gatti con il riscaldamento globale!

Ora il “Conservatore” prova ad arrivarci.

Nel Veneto esiste un detto che attribuisce ai Vicentini l’attitudine a consumare carne di gatto: ossia “vicentini magnagati”.

In una ricetta culinaria pervenuta oralmente al “Conservatore” e della quale egli non è in grado di garantire l’autenticità, l’ingrediente principale è la carne di gatto.

Il gatto è un animale di compagnia, ma conserva una componente selvatica e questa sua caratteristica renderebbe la carne non particolarmente appetibile.

Per superare ciò, la saggezza popolare consiglia di sottoporre la carne di gatto a un periodo di “frollatura” di circa una settimana sotto la neve, un consistente strato di neve.

Poiché i cambiamenti climatici in atto, fan si che in pianura non scenda più un fiocco di neve, ne consegue che se una persona è intenzionata a preparare un piatto a base di carne di gatto, oltre a catturare la materia prima (cosa non facile) deve salire fin su in montagna per attuare la frollatura.

A questo punto il potenziale cuoco rinuncia all’iniziativa e un gatto in più ha salva la vita!