Premessa al testo: il “Conservatore” ci tiene e precisare che quanto segue è
volutamente ironico e provocatorio. Nulla di quanto scritto corrisponde ai
principi etici e morali del medesimo.
L’argomento
cambiamento climatico è di estrema attualità ma, soprattutto di considerevole
importanza e gravità.
Come
già espresso in un precedente post, il “Conservatore” non può definirsi un
esperto della materia, ma un semplice osservatore e, poiché le sue conoscenza
sono legate alle scienze agrarie e naturalistiche, si ritiene un testimone
privilegiato.
Sulla
materia cambiamenti climatici e riscaldamento climatico, in particolare, molti
scrivono, argomentano e discutono, le loro tesi, chi a favore e chi contro.
A
livello mondiale si sono tenuti e si tengono, ripetuti incontri tra i
principali paesi industrializzati, finalizzati a contenere o ridurre le
attività che possono contribuire al cosiddetto “riscaldamento globale” (pensiamo
al protocollo di Kyoto).
Nella
controversia, si inseriscono anche quelli che il “Conservatore” definisce gli
opportunisti, ossia, le categorie che dalle disgrazie altrui ottengono un
beneficio, ovvero gli attendisti che si limitano ad aspettare per vedere cosa
succederà, oppure beneficiari involontari e casuali, come i gatti.
Nelle
specifico, si legge che la Russia non è molto intenzionata ad applicare misure
per ridurre il riscaldamento globale perché questo permetterebbe alla stessa di
rendere coltivabili le terre della Siberia che, libere dai ghiacci potrebbero
diventare produttive.
Ai
russi bisognerebbe ricordare però che il riscaldamento globale ha iniziato a
produrre quelle che vengono definite le porte dell’inferno
Dopo
questo pippone, qualcuno si chiederà cosa centrino i gatti con il riscaldamento
globale!
Ora
il “Conservatore” prova ad arrivarci.
Nel
Veneto esiste un detto che attribuisce ai Vicentini l’attitudine a consumare
carne di gatto: ossia “vicentini magnagati”.
In
una ricetta culinaria pervenuta oralmente al “Conservatore” e della quale egli
non è in grado di garantire l’autenticità, l’ingrediente principale è la carne
di gatto.
Il
gatto è un animale di compagnia, ma conserva una componente selvatica e questa
sua caratteristica renderebbe la carne non particolarmente appetibile.
Per
superare ciò, la saggezza popolare consiglia di sottoporre la carne di gatto a
un periodo di “frollatura” di circa una settimana sotto la neve, un consistente
strato di neve.
Poiché
i cambiamenti climatici in atto, fan si che in pianura non scenda più un fiocco
di neve, ne consegue che se una persona è intenzionata a preparare un piatto a
base di carne di gatto, oltre a catturare la materia prima (cosa non facile)
deve salire fin su in montagna per attuare la frollatura.
A
questo punto il potenziale cuoco rinuncia all’iniziativa e un gatto in più ha
salva la vita!