Lunedì 21 a casa dal lavoro per festeggiare il Santo Patrono,
ne approfitto per fare due passi sulle colline dietro casa.
Durante il rientro vedo questo bell’anfiteatro di piante di
cachi.
Non sono le prime piante che trovo lungo la strada e tutte
sono cariche di frutti. Sembra che a nessuno interessi la frutta appesa ai
rami. Forse nemmeno ai cinghiali presenti nella macchia.
Mentre sono fermo per scattare le foto, mi ritorna in
mente un colloquio effettuato tempo fa con una collega che mi chiese: perché
non prepari una confettura o altro con i cachi?
La risposta fu lapidaria e laconica: “i cachi mi ricordano i
tempi poveri”.
Effettivamente quando ero giovane la frutta era
rigorosamente di stagione, non per scelta consapevole, ma perché solo quella
c’era a disposizione.
Se in casa avevi abbondanza di frutta, era semplicemente
perché un vicino si era liberato delle eccedenze, le cosiddette “carità
pelose”.
I cachi rientravano a pieno titolo tra la frutta presente in
quantità.
Questo poco piacevole ricordo mi frena nell’avvicinarmi e
interessarmi del frutto in questione.
Ciò premesso deve riconoscere che l’aspetto scenico della
pianta, spoglia delle foglie e carica di frutti di un bel colore arancione, è
veramente piacevole alla vista e compensa le sgradite sensazioni giovanili.
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