mercoledì 11 gennaio 2017

Prosciutto crudo di cinghiale



L’amico cacciatore di cui al precedente post, un giorno mi procurò anche un prosciutto crudo di cinghiale.
Poiché non era ancora stagionato al punto giusto, lo lasciammo riposare per un po’ di tempo nella cantina della suocera.








 

Quando giunse l’occasione per il suo impiego in cucina, si presentò il problema della toelettatura.
Il coscio era veramente peloso e il pelo molto ispido.
In prima battuta pensai di usare un vecchio rasoio elettrico e una forbice. 







 
L’opera di pulizia si presentava più ardua del previsto. Decidemmo per un’azione più energica e passammo all’uso di un affilato coltello da cucina.





 




Il risultato finale fu quello di ottenere un coscio pulito e un “simil-parrucchino” da cedere a qualcuno che avesse problemi di alopecia!


Sicuramente il costo sarebbe stato inferiore a quello di un trapianto, per contro, al suo passaggio, tutti i cani del quartiere lo avrebbero inseguito, abbaiando furiosamente!


L’opera di toelettatura continuò, compresa l’asportazione dell’osso femorale. 



I pezzi di carne ottenuti, sono stati in parte consumati, abbinati con verdure e salse,


e in parte confezionati, stesi su vassoio e sigillati in sottovuoto, quali regali natalizi. 




In ogni caso va evidenziato che il prosciutto crudo di cinghiale presenta un propria personalità, il gusto è forte e deciso, molto lontano dai prosciutti crudi, dolci o salati, ottenuti dai maiali. Chi si avvicina a questo prodotto deve tenere in considerazione anche questo aspetto, onde evitare brutte sorprese e spiacevoli conseguenze.

Per chiudere: un fatto personale successo anni fa.
Approffitando di un ponte dovuto a una festività, io e la moglie andammo a farci un giro in una zona a cavallo tra l’appennino emiliano e toscano.
La notte pernottammo in una località di cui non ricordo il nome, e al mattino, ci presentammo al bar dell’albergo per la colazione.
L’ambiente era di quelli che ormai non si trovano più, uccisi dalle regole (a volte giuste) legate al rispetto dei requisiti minimi igienico-sanitari.
Da una parte c’era il bar, dietro gli alimentari, di fianco i giornali e i tabacchi. Dopo una certa ora della notte, magari si trasformava pure in night club!
In ogni caso ero in fila e aspettavo il mio turno per la colazione.
Davanti a me un signore, già noto al barista, che gli chiese: "architetto, desidera il solito cappuccino di latte scremato e la brioche integrale?".
Infatti, da sempre è a tutti risaputo che gli architetti sono persone colte, raffinate e salutiste.
Mentre aspettavo, mi guardai intorno e nel reparto alimentari notavo, appeso al soffitto, un crudo di cinghiale e, a quel punto, fui illuminato come San Paolo sulla via di Damasco.
Alla domanda di cosa desiderassi per colazione, chiesi se fosse possibile avere un panino con il crudo di cinghiale.
Il responso del barista fu affermativo; il medesimo però incalzando mi chiese cosa volessi da bere per accompagnare il panino.
Guardai l’orologio e risposi: “vista l’ora, un bicchiere di vino bianco!”.
Con la risposta credo di avere stupito tutti i presenti. In ogni caso fu una delle migliori colazioni della mia vita.

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