Il 21 aprile 2016 abbiamo completato il trapianto delle diverse specie orticole nel nostro piccolo fazzoletto di terra:
n. 4 zucchine
n. 12 pomodori datterini
n. 12 pomodori ramati
n. 6 pomodori cuore di bue
n. 2 rabarbari
n. 8 cappucci tondi precoci
n. 4 melanzane
n. 24 cipolle di Tropea
n. 24 cipolle bianche
n. 24 cipolle gialle
n. 24 scalogni
n. 12 lattughe
n. 18 radicchi di Lusia
n. 2 peperoncini Habanero rosso
prezzemolo e basilico abbondante
In cucina poco si crea, molto si trasforma o si copia, più o meno consapevolmente
martedì 26 aprile 2016
lunedì 25 aprile 2016
Orchidee a sorpresa
Quando si parla di orchidee si pensa sempre a piante esotiche che arrivano da chissà quali paesi tropicali, di conseguenza con fiori dalle dimensioni rilevanti, variamente colorati e vistosi, dalle forme particolari, che portano alla mente scene dai racconti di Nero Wolf il quale, nella sua serra, coltiva esemplari rari, oppure dal film "gli ammutinati del Bounty" nel quale i protagonisti vengono accolti da fanciulle con ghirlande di fiori.
Può succedere, invece, di trovare in ambito cittadino orchidee spontanee che, pur dello stesso genere di quelle coltivate, non presentano le stesse caratteristiche.
Le piante che si trovano sono caratterizzate da dimensioni modeste, fiori piccoli, anche di pochi millimetri e non particolarmente vistosi.
Aprofittando della bella giornata soleggiata, nel corso di un'escursione a breve distanza da casa, abbiamo cercato ed individuato alcune varietà di orchidee selvatiche delle quali vogliamo condividere le foto.
In base alle nostre conoscenze, e con l'aiuto di alcuni libri, abbiamo provato a riconoscerle.
In base alla nostra esperienza, per procedere al riconoscimento è necessario dotarsi di almeno un manuale dove imparare a distinguere le diverse specie, uscire all'aperto, cercare i luoghi dove potenzialmente si possono trovare le orchidee e, soprattutto, allenare l'occhio all'osservazione ed all'identificazione.
Ci scusiamo per la modesta qualità delle foto, però lo scopo del post è dimostrare che anche a pochi passi da casa, esistono varietà botaniche impensabili, mentre rimandiamo ai link le informazioni più specifiche sulle varietà riconosciute.
Si ricorda che sono specie protette e la raccolta è vietata.
Limodorum abortivum
Orchis tridentata
Cephalanthera longifolia
Neottia ovata
Dactylorhiza maculata
Orphys insectifera
mercoledì 20 aprile 2016
L’inverno sta finendo! (parte seconda)
Come anticipato nell’altro post, all’appello
mancava la confettura di mele ed abbiamo deciso di colmare anche questa lacuna.
La procedura per la preparazione è simile a quella
della confettura di pere, alla quale si rimanda per le indicazioni di carattere
generale.
Anche in questo caso abbiamo acquistato una
adeguata quantità di mele, circa 5 kg. e ci siamo messi all’opera.
Quale tributo per la recente scomparsa di Keith
Emerson, ci siamo fatti accompagnare nel lavoro da una trilogia di Emerson,
Lake & Palmer:
Come premesso e come vedrete, per chi ci seguirà, il nostro cantiere
di lavoro mantiene la stessa impronta, cambia la varietà di frutta e le spezie
di mescolano tra di loro.
Si inizia con preparare il piano di cottura, i vasi, i tappi e poi la
frutta.
Le mele, e la frutta in genere, le tagliamo in modo grossolano,
lasciando dei pezzettoni, cubetti sino a un cm. di lato, perché nella
confettura a noi piace trovare la frutta, ci piace sentirla in bocca.
Di questo sono stato bonariamente accusato, perché una confettura
strutturata così è difficile da spalmare, che tradotto significa che ne devi
usare di più!
Mi sono limitato a rispondere che la mia è una scelta, la confettura
ha lo scopo di conservare nel tempo la frutta e, di conseguenza, deve ricordare
la frutta.
L’odierna ricetta prevede una confettura con:
2 kg di frutta pulita,
40-50 grammi di radice di zenzero.
Ed una seconda con:
2 kg di frutta pulita,
3 chiodi di garofano frantumati;
1 bel cucchiaino colmo di polvere di cannella,
4 cucchiaini di semi di papavero.
Le mele sono state tagliate a pezzettoni, le radici di zenzero
tagliate a fettine e poi ridotte ulteriormente tritandole fine fine.
Una volta pesata la frutta, la trasferiamo nel solito capace tegame ed inizia
la cottura.
Dopo un po’ abbiamo aggiunto lo zucchero, mescolato con la pectina
(rapporto 2:1, ovvero due chili di frutta e uno di zucchero) e continuato a
mescolare e cucinare.
Durante la cottura, abbiamo aggiunto anche lo zenzero, questo
succedeva nella prima confettura.
Nella preparazione delle seconda, abbiano
frantumato finemente nel mortaio i tre chiodi di garofano, insieme con lo
zucchero per facilitare la rottura degli stessi e, contestualmente,
aromatizzare anche lo zucchero; alla fine è stato aggiunto anche un bel
cucchiaino di polvere di cannella. Questa miscela, unita a semi di papavero è
finita ad aromatizzare le mele.
Fatta la prova del piattino per la giusta densità, è iniziata la
veloce opera di riempimento dei vasetti, aiutati dal capace imbuto dal “collo
grosso”.
Riempiti i vasi li abbiamo collocati, momentaneamente in un tagliere
di legno capovolti a testa in giù per 5 minuti, quindi sono stati posti su un
altro ripiano di buon spessore, coperti con i cuscini di piumino (ottimo
isolante) del divano, e lasciati a raffreddare per tutta la notte.
Se non disponete di cuscini in piumino d’oca può andare bene ogni
altro materiale isolante: vecchia coperta, grosso asciugamano, ecc.
Al mattino erano ancora tiepidi e tutti avevano raggiunto il
sottovuoto.
p.s. nell’assaggiare i resti della seconda confettura, forse perché
erano quelli che avevano subito una sovracottura e risultavano particolarmente
densi, ricordavano, anche questo caso volutamente, visto gli ingredienti usati,
lo strudel.
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