domenica 27 novembre 2016

Appello e contrappello!



Durante una giornata uggiosa, prima di archiviare l’anno 2016, abbiamo effettuato l’appello per verificare quante e quali sono le forze sulle quali possiamo contare per superare l’inverno e arrivare alla prossima bella stagione.
Per quanto riguarda le confetture questa è la situazione: 



Il dettaglio lo troviamo nella lista che segue: 



A primavera sicuramente ci arriviamo.
Anche questa volta ci è andata bene! ;)

venerdì 25 novembre 2016

Tempi poveri



Lunedì 21 a casa dal lavoro per festeggiare il Santo Patrono, ne approfitto per fare due passi sulle colline dietro casa.

Durante il rientro vedo questo bell’anfiteatro di piante di cachi. 


Non sono le prime piante che trovo lungo la strada e tutte sono cariche di frutti. Sembra che a nessuno interessi la frutta appesa ai rami. Forse nemmeno ai cinghiali presenti nella macchia. 



Mentre sono fermo per scattare le foto, mi ritorna in mente un colloquio effettuato tempo fa con una collega che mi chiese: perché non prepari una confettura o altro con i cachi?

La risposta fu lapidaria e laconica: “i cachi mi ricordano i tempi poveri”.

Effettivamente quando ero giovane la frutta era rigorosamente di stagione, non per scelta consapevole, ma perché solo quella c’era a disposizione.

Se in casa avevi abbondanza di frutta, era semplicemente perché un vicino si era liberato delle eccedenze, le cosiddette “carità pelose”.

I cachi rientravano a pieno titolo tra la frutta presente in quantità.

Questo poco piacevole ricordo mi frena nell’avvicinarmi e interessarmi del frutto in questione.

Ciò premesso deve riconoscere che l’aspetto scenico della pianta, spoglia delle foglie e carica di frutti di un bel colore arancione, è veramente piacevole alla vista e compensa le sgradite sensazioni giovanili.

domenica 6 novembre 2016

Facciamoci del male 2

Nel periodo autunnale maturano molteplici tipologie di frutti, alcuni di questi non sono particolarmente noti, sono poco comuni da reperire e rimangono in genere un po' in disparte nelle nostre tavole, ma trattati con le opportune lavorazioni, ci permettono di assaporare nel tempo i gusti e gli aromi della stagione.
Il giuggiolo è una pianta che nei nostri giardini viene coltivata principalmente per le caratteristiche rustiche e l'aspetto tortuoso e lento nella crescita. 
Nel giardino della suocera abbiamo piantato anni fa un esemplare di giuggiolo, che in autunno ci regala i suoi frutti, peccato che al momento della raccolta dobbiamo competere con i volatili approffittatori che nidificano e prolificano nei dintorni.
Un altro di questi frutti è la cotogna, detta da taluni "mela" da altri "pera",  frutto immangiabile a crudo ma che regala notevoli soddisfazioni una volta cotta, come abbiamo già raccontato lo scorso anno.


Una volta raccolte le giuggiole dalla pianta della suocera, ed integrate con i generosi contributi di alcune colleghe di lavoro, abbiamo messo insieme una adeguata quantità, necessaria per attivarci e produrre alcune specialità stagionali.
Dopo aver completando l'elenco degli ingredienti necessari, con l'acquisto di cotogne e uva bianca, abbiamo iniziato la produzione di ciò che  viene chiamato "brodo di giuggiole", secondo la ricetta emiliana-romagnola, diversa da quella padovana. 
Rispolverate in rete le informazioni necessarie, integrate con le nostre precedenti esperienze, è iniziato il lavoraccio, che consiste nel denocciolare le giuggiole, una a una, e l'uva bianca, acino dopo acino, al tutto si aggiungono le mele cotogne ridotte a pezzetti, lo zucchero, si copre con acqua ed eventualmente con vino bianco ed il lavoro a questo punto può iniziare.
Ingredienti:
1,5 kg. di giuggiole denocciolate,
0,500 kg. di cotogne a pezzi,
0,500 kg. di acini d'uva bianca, privati dei vinaccioli,
0,400 kg. di zucchero,
succo e scorza di un limone (solo la parte gialla)
acqua e vino bianco, sino a coprire il tutto. 


In un capace recipiente si pone la frutta e si ricopre con l'acqua; si porta a bollore e si lascia cuocere per circa 45'. 

Una volta intiepidito il composto, si passa con il passaverdura per eliminare le bucce e ottenere una crema densa.


Si rimette sul fuoco per raggiungere la densità ottimale e poi si imbottiglia.
Nel nostro caso abbiamo prodotto due versioni di brodo e sciroppo: 
- uno sciroppo dolce analcolico (solo frutta),
- uno sciroppo dolce e alcolico, con l'aggiunta di alcol alimentare (circa 25%).


Con le giuggiole rimanenti, abbiamo prodotto anche una composta (sempre con le cotogne, l'uva bianca e il limone) ed un vasetto di giuggiole aromatizzate alla grappa e buccia d'arancia.