Giorni fa
parlavo con un collega in merito all’autoproduzione dei comuni crostini.
Nell’apprendere che si potevano preparare anche in casa, per la meraviglia,
spalancò talmente le fauci che potei visionare il cardias, il piloro e la prima
frazione del duodeno.
Questo post
è dedicato a quelli che pensano che i crostini si acquistino solo in negozio e,
se avrete pazienza di arrivare fino in fondo, scoprirete il perché del titolo.
L’ acquisto
standard è un pane tipo pugliese, due-tre filoncini integrali e uno o due pani
bianchi.
Al venerdì
sera, dopo cena, si prende il pane avanzato e lo si riduce a fette, al fine di
iniziare il processo di disidratazione.
Al sabato
mattina, quando il sole è allo zenit e l’impianto fotovoltaico raggiunge il
picco della produzione, si prepara la pratica piastrina elettrica e si iniziano a
biscottare le fette di pane.
Alla fine
del processo di disidratazione, quando il pane è ben biscottato, lo si depone
su un tagliere per facilitare l’evaporazione dell’umidità residua ed alla fine si inscatola e si mette via per essere successivamente utilizzato.
Quando l’origine
di partenza è un pane prodotto con farina, acqua, lievito e sale, il crostino
ottenuto è il prodotto più semplice possibile.
Non vorrei
infierire, però un giorno entrai nell’ufficio del collega di cui sopra e vidi
che aveva una confezione di crostini e tra le caratteristiche peculiari degli
stessi veniva evidenziato che erano “ricchi in acqua”.
Poiché
abbiamo appena visto che il crostino si ottiene disidratando del pane raffermo,
posi la domanda: come può un crostino essere ricco in acqua? Non può essere, è
un ossimoro!
Per farla
breve, dopo molte mie provocazioni trovò la soluzione e rispose: “sono acquisti
dei quali si occupa mia moglie”.
Da parte mia
continuai a punzecchiare ed il passaggio successivo arrivò dopo qualche giorno
quando, riferendo le parole della moglie, precisò che i crostini erano regali
della suocera. Il tutto si fermò poi li.
Francamente
ritengo che il crostino debba essere secco, altrimenti non è un crostino.
Già il suono
onomatopeico “crost” da l’idea del secco, contrariamente al suono della parola
budino che già dal nome sembra molle.
E poi mi
chiedo, anche dal punto di vista economico, perché pagare per portare a casa
dell’acqua?
Misteri del
marketing.
Nessun commento:
Posta un commento