La moglie e la figlia, nel corso dei viaggi in terra teutonica, hanno avuto modo di conoscere e avvicinarsi alla pianta del rabarbaro.
La coltura era a noi
sconosciuta e, appreso che la parte edibile è rappresentata dalle parti rosse
delle coste, abbiamo cercato come utilizzarle al meglio.
Una veloce ricerca
in internet, ci ha fatto limitare la scelta culinaria alla confettura.
Buona parte delle
ricette tedesche prevedono però l’abbinamento del rabarbaro con la fragola e
dopo capiremo forse il perché.
Poiché le fragole
non rientrano tra i nostri gusti, abbiamo prodotto una confettura di rabarbaro
in “purezza”, ossia quella di seguito riprodotta.
Come un padre
orgoglioso del suo ultimo nato, omaggiai una collega della nuova produzione.
Passarono i giorni,
ma non ricevevo nessun commento o parere in merito alla confettura (il
cosiddetto feedback).
Mi decisi allora di
forzare la mano e chiesi ragguagli sul caso e la gentile risposta fu la seguente: “a casa disponiamo di un frigorifero
piccolo e mettiamo in uso una confettura alla volta, non appena finita quella
aperta, assaggeremo la tua”.
Altri giorni
passarono e, alla fine riproposi la stessa domanda, questa volta la replica fu
davvero simpatica: “proprio stamani ho proposto al marito di aprire la tua confettura
di rabarbaro e mi ha così risposto: rabarbaro? alle sette di mattina?”
Da parte mia cercai
di evidenziare che si trattava di una confettura e non di una amaro!
Alla fine ho dedotto
che a frenare il consumo della confettura di rabarbaro fosse il colore, perché non
proprio dei più invitanti.
Se dovessi chiedere
a uno di voi di scegliere tra una delle confetture della foto, forse la più
apprezzata sarebbe quella a destra di albicocche.
In ogni caso,
quest’anno ci siamo migliorati e abbiamo prodotto una confettura di rabarbaro,
abbinata alle susine, quella centrale, e bisogna riconoscere che l’effetto
cromatico è decisamente più invitante del rabarbaro in purezza!
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