venerdì 6 gennaio 2017

Anche l’occhio vuole la sua parte


La moglie e la figlia, nel corso dei viaggi in terra teutonica, hanno avuto modo di conoscere e avvicinarsi alla pianta del rabarbaro

La coltura era a noi sconosciuta e, appreso che la parte edibile è rappresentata dalle parti rosse delle coste, abbiamo cercato come utilizzarle al meglio.


Una veloce ricerca in internet, ci ha fatto limitare la scelta culinaria alla confettura.

Buona parte delle ricette tedesche prevedono però l’abbinamento del rabarbaro con la fragola e dopo capiremo forse il perché.

Poiché le fragole non rientrano tra i nostri gusti, abbiamo prodotto una confettura di rabarbaro in “purezza”, ossia quella di seguito riprodotta.

 

Come un padre orgoglioso del suo ultimo nato, omaggiai una collega della nuova produzione.

Passarono i giorni, ma non ricevevo nessun commento o parere in merito alla confettura (il cosiddetto feedback).

Mi decisi allora di forzare la mano e chiesi ragguagli sul caso e la gentile risposta fu la  seguente: “a casa disponiamo di un frigorifero piccolo e mettiamo in uso una confettura alla volta, non appena finita quella aperta, assaggeremo la tua”.

Altri giorni passarono e, alla fine riproposi la stessa domanda, questa volta la replica fu davvero simpatica: “proprio stamani ho proposto al marito di aprire la tua confettura di rabarbaro e mi ha così risposto: rabarbaro? alle sette di mattina?”

Da parte mia cercai di evidenziare che si trattava di una confettura e non di una amaro!

Alla fine ho dedotto che a frenare il consumo della confettura di rabarbaro fosse il colore, perché non proprio dei più invitanti. 


 
Se dovessi chiedere a uno di voi di scegliere tra una delle confetture della foto, forse la più apprezzata sarebbe quella a destra di albicocche.
In ogni caso, quest’anno ci siamo migliorati e abbiamo prodotto una confettura di rabarbaro, abbinata alle susine, quella centrale, e bisogna riconoscere che l’effetto cromatico è decisamente più invitante del rabarbaro in purezza!

 

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